Edison Vieytes è un artista di Montevideo in Italia dal 1982. L’ho conosciuto su una spiaggia calabrese che frequento da molto tempo. Il caldo ci costringe a spogliarci degli abiti, e con essi, di buona parte dei nostri costrutti sociali. In costume, sulla battigia, si resta, più o meno, quello che siamo.
Presentati da un amico, ci siamo rapidamente piaciuti e trovati a parlare di Sudamerica, disuguaglianze, ambiente. Del ruolo dell’arte e della cultura in una società sempre più tecnica, parcellizzata, distante dall’essenziale. Il poeta- albatros (il pittore, nel suo caso) – guarda il mondo dall’alto, supera i confini tra le discipline, scova significati appannati dalla coltre di rumore.

Il mare, l’acqua, conciliano le chiacchiere. Mi ha raccontato delle praterie dell’Uruguay, dalle natura, della colonizzazione delle multinazionali. Di solito gli artisti hanno ego smisurati: non è il suo caso.
La Calabria, come tanti altri territori, sta sperimentando il cambiamento climatico. Fa più caldo, e più a lungo. L’erosione costiera è una realtà. Ma, tra i tanti problemi di questa terra, all’ambiente non spetta un posto. Compito dell’arte, allora, è riportarci all’essenza. Mentre scrivo queste righe, ho sul comodino, come tutti gli anni quando vengo qui,“L’utilità dell’inutile” (Bompiani), del compianto Nuccio Ordine, indimenticato studioso di Diamante (Cosenza), apprezzato un po’ ovunque e mancato troppo presto lo scorso anno.
Ordine, con penna leggera e senza mai trascendere nel giudizio pedante, insiste sull’importanza di non abbandonare l’arte e lo studio dei classici, di non cedere alla mera cultura della tecnica: a non lasciarsi, cioè, guidare solo da ciò che è utile, pur riconoscendone il valore. Le sue pagine, che ormai hanno oltre dieci anni, sono un appiglio solido in questi tempi di frenetico nonsenso. Uno dei pochi, e meritano di essere rilette.
Nelle foto:
Salvezza
@vieytesedison
Complimenti per l’articolo