Questo articolo è stato pubblicato sul magazine Londra, Italia.
Non importa se Leavers o Remainers, la gente deve tornare alle urne per approvare l’accordo finale su Brexit. Questa la richiesta degli organizzatori del corteo che domani a mezzogiorno partirà da Park Lane (fermata Tube Marble Arch, qui tutte le info) con arrivo a Parliament Square, dove si terrà il comizio conclusivo.
Si torna in piazza, dopo la manifestazione del giugno scorso che aveva radunato decine di migliaia di persone. Sono attesi partecipanti da tutto il paese per chiedere un referendum sull’accordo finale che potrebbe essere siglato dal Governo nelle prossime settimane. “Sarà la protesta più importante per la nostra generazione” dicono gli organizzatori.
Un sondaggio recente avrebbe rivelato che oltre la metà dei cittadini britannici preferirebbe restare nella UE. Merito, forse, del dibattito pubblico che in due anni e mezzo ha sviscerato la questione meglio degli slogan
CHI HA ORGANIZZATTO LA MANIFESTAZIONE – A organizzare il corteo, diversi gruppi, tra i quali Open Britain e Britain for Europe. Tra gli speaker attesi, anche il sindaco di Londra Sadiq Khan. “La gente non ha votato per essere più povera, per danneggiare l’NHS o mettere a rischio posti di lavoro – ha detto Khan al tabloid Sun – Come sindaco di Londra, sono orgoglioso di accogliere chiunque voglia unirsi alla Marcia per il Futuro e sommare la mia voce alla richiesta di un voto pubblico”. Oltre al primo cittadino, saliranno sul palco anche deputati conservatori, dei verdi, di area lib-dem e numerose celebrità, tra cui la chef Delia Smith. Smith e altri personaggi noti hanno pagato di tasca propria fino a 1000 sterline ciascuno per contribuire ad affittare pullman per portare in città i manifestanti da tutto il paese.
Il punto di incontro è fissato a Park Lane, poco distante dall’Hilton Hotel, a mezzogiorno. Il corteo sfilerà per le vie del centro fino a Parliament Square, dove per le due è previsto il comizio. Una marcia più breve partirà da Trafalgar Square.
COSA SUCCEDE DOPO IL 29 MARZO – Anche in caso di deal si aprirà un periodo di transizione di 21 mesi. La notizia di ieri è che l’Unione Europea sarebbe disposta a concedere una proroga a questa fase intermedia, come confermato da Donald Tusk e Jean Claude Juncker, rispettivamente presidente del Consiglio europeo e della Commissione Europea.
Nelle prossime settimane il quadro sarà più chiaro. L’appuntamento di sabato potrà fornire qualche risposta sugli umori dell’opinione pubblica. Due anni e mezzo sono un periodo lungo, in cui si è sviluppato un vero dibattito attorno alla questione. La storia della Brexit ha tutta l’aria di non essere un racconto breve.