Dopo NoLo, provincialismo newyorchese per North of Loreto (una volta scassatissimo quartiere a ridosso della Stazione Centrale e oggi nuova Mecca radical chic), state attenti a NaPa, Naviglio Pavese. Se avete quattrini da investire, e nebbia invernale e zanzare d’estate non vi spaventano, sia chiaro. Che la situazione di Milano sia fotografata con obiettività da un giornale di destra si deve senz’altro al fatto che al governo, in città, c’è la sinistra. Ma ciò non toglie valore all’inchiesta di Panorama di questa settimana, la cui copertina riporto qui sotto. Che, con belle fotografie, mostra ciò che, a chi vive in città, è noto. Si sa, siamo in epoca di narrazioni. Sono le parole a creare il mondo che vediamo. E tra fashion week, food week, wine week cinquantadue volte all’anno, il capoluogo lombardo rischia di restare sempre più weak. Con la a. Cioè debole.
Un bilocale in affitto a millecinquecento euro al mese (in vendita a cinquecentomila), un monolocale a mille. E intanto ci sono duemila sentatetto che dormono in quello scempio a cielo aperto che è il sottopasso tra viale Lunigiana e viale Brianza, sempre Stazione Centrale. Si svegliano, mangiano e dormono in mezzo allo smog puzzolente delle colonne di macchine. Una cappa irrespirabile, che si somma a quella delle sigarette, agli effluvi del vino in busta consumato dal mattino al posto del caffè.
Agenzie immobiliari spuntano come funghi nelle zone di prossima urbanizzazione, come Porta Romana, dove troverà sede il nuovo complesso al posto dello Scalo ferroviario. Centinaia di migliaia di metri quadri di vetro e acciaio, in tutto e per tutto simili agli altri progetti di “sviluppo” che disegneranno la città del futuro. A pochi passi da lì, come sottolineato da Francesca Mannocchi in un recente podcast (e no, lei non è di destra) c’è la Bocconi, che ha appena organizzato un servizio per accompagnare a casa le studentesse: hanno paura di essere aggredite nel vicino Parco Ravizza. Ma a un tiro di schioppo – o un minuto in monopattino – c’è anche il Pane Quotidiano di viale Toscana, che da cent’anni distribuisce viveri agli indigenti. Che sono sempre più italiani. Perché non tutti hanno una laurea, non tutti hanno digital skills da lucidare nel cv, non tutti sanno l’inglese e fanno networking discettando di Amarone e Barolo.
Ma giustamente, chi non vive qui queste cose non le sa. È colpito dallo storytelling, dai “Milano non si ferma”, storica gaffe del sindaco all’indomani del Covid, marzo 2020. Certo: perché c’è anche chi, se i valori salgono e la città si trasforma sempre più in un monopoli, con quotazioni che lasciano immaginare soldi di carta, brinda a champagne. Sono gli speculatori immobiliari, i fondi, i piccoli proprietari, per cui quattro mura non sono un ammasso di cemento e tubi, ma numeri su un atto di proprietà. E rendite potenziali. Plusvalenze. I report di settore trasudano entusiasmo: e con le Olimpiadi invernali – a Milano! dove ci sono nebbia, inversione termica, ma la montagna, la montagna proprio no – come ipoteca su un altro quinquennio di bicchieri tintinnanti.
Le ultime elezioni, a settembre, sono andate deserte: 40% dei votanti. Detto in altri termini: tre su cinque sono rimasti a casa. Tre su cinque. Sala, che ha vinto per mancanza di avversari, in campagna elettorale aveva dichiarato che non è peccato avere degli amici. I suoi sicuramente non sono quelli del bar sotto casa, ma frequentano i migliori salotti. Sarebbe bello sapere chi sono.
“La situazione è complessa” ripete spesso il primo cittadino. Si può capire. Non dev’essere facile fare il sindaco di sinistra quando a sostenerti c’è il mondo della finanza. Così, ci si rifugia, come sempre, nel territorio del politicamente corretto. Chiudo prendendo in prestito il finale dell’articolo di Panorama (autore, Giorgio Gandola). “Il primo gesto della responsabile ai Servizi Civici Gaia Romani (25 anni, piddina) è stato cambiare la targa sulla porta dell’ufficio. Ha voluto ‘assessora’ invece di ‘assessore’ e ha spiegato che ‘il cambiamento parte dalle piccole azioni’. Quando ha avvitato la placchetta nuova ha chiamato i fotografi. Della Vanity Milano ha capito tutto”.