Un dettaglio. Prighozin è arrivato a duecento chilometri da Mosca in meno di 24 ore. Può succedere perché non ci sono barriere fisiche a difendere la capitale, solo una sterminata pianura. Questo spiega l’ossessione, sempiterna, di Mosca per il confine occidentale. Inutile ribadire quanto l’invasione di Putin sia stata criminale. Ma , se c’è un portato su cui si può concordare nella girandola di supposizioni di queste ore, quasi nessuna corroborata da fatti, è che l’Ucraina nella Nato resta una pessima idea, così come pure l’ingresso di Svezia e Finlandia. Il Paese, se vorrà (e se ne avrà i requisiti), potrà entrare nell’Unione Europea, accedere al mercato unico, ai fondi per la ricostruzione e lo sviluppo; ma per la Nato, il discorso è molto differente. Kiev, per la posizione geografica che la colloca a fianco di una potenza nucleare, ha il destino, tragico, di restare neutrale. Deve essere tutelata dalla comunità internazionale, che fa bene ad aiutare la resistenza; ma senza cedere alla richiesta di un ingresso in una alleanza per propria natura militare, che significherebbe piazzare i carri armati occidentali a poche ore da Mosca. Non è giusto, da un punto di vista filosofico, ma è pragmatico, e le relazioni internazionali, piaccia o meno, funzionano così. Da sempre.