cronaca

Vent’anni senza Antonio Currà, vent’anni senza Toto

Vent’anni fa, in una sera d’estate come tante, un ragazzo italiano che si stava affacciando alla vita veniva accoltellato a morte a Copenaghen. La sua storia rimbalzò immediatamente sui telegiornali nazionali. Mentre il figlio ancora agonizzava, il padre, con forza d’animo ammirevole, chiese in lacrime di non colpevolizzare indiscriminatamente gli immigrati: gli assassini, infatti, erano d’origine turca, cresciuti nel ghetto di Norrebro.

Erano gli anni a ridosso dell’ 11 settembre, della rabbia e dell’orgoglio, dello scontro di civiltà. Quello del padre di Currà fu un messaggio di pace nel momento più difficile.

Quel ragazzo, Antonio Currà, lo conoscevo bene. Dopo la sua storia, il governo danese emanò una legge che ancora oggi vieta di girare per strada con addosso coltelli e armi da taglio. Non solo: la vicenda ruppe la narrazione di un nord Europa perfetto e immune dalle problematiche dell’integrazione che cominciavano ad affacciarsi sul resto del continente, almeno la parte che non aveva avuto esperienze coloniali.

C’è stato un processo, delle condanne. Gli assassini (minorenni) sono poi tornati in Turchia, dove pare uno abbia ucciso a propria volta l’altro.

Quella notte a Copenhagen mi ha sempre portato alla mente i versi di De André, nel Testamento di Tito: “[…] con un coltello piantato nel fianco/gridai la mia pena e il suo nome/ma forse era stanco, forse troppo occupato/e non ascoltò il mio dolore/ ma forse era stanco forse troppo lontano, davvero lo nominai invano“.

Ieri la sorella Rossana ha scelto di condividere il ricordo di Antonio in pubblico e di celebrarlo con un concorso di poesia per adolescenti, con l’aiuto dei comuni di Monza e Villasanta. Rivolto agli studenti delle scuole superiori, si tratterà di scrivere testi rap, musica amata dal giovane brianzolo. Tema, il viaggio; in palio, un biglietto interrail, come quello che aveva in tasca lui. E così una storia come quella di Toto, seppur tragica, vent’anni dopo potrà finalmente diventare l’occasione per fare germogliare un seme nuovo.

[nella foto, un testo rap scritto da Antonio e uno degli ultimi ritratti]

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