cinema, cultura

Perché vedere “La grande Bellezza”

Premetto:  non sono un critico cinematografico, né posso definirmi un esperto di cinema, ma questo potrebbe essere un vantaggio.

Dato che non riesco a postare da un po’, lo ammetto: ho bisogno di un argomento semplice per cavarmela in fretta. Provo quindi a condividere alcune impressioni su “La grande bellezza” di Sorrentino, che ho visto due giorni fa dopo essermelo perso a maggio. Un film che a me  è piaciuto parecchio.

Il film è uno spaccato sulla vita della borghesia – intellettuale e non – romana, con tutte le sue contraddizioni e il suo decadentismo. Come ha osservato qualcuno, probabilmente una chiave di lettura è proprio il contrasto tra la la spettacolare scenografia della città eterna, e la vita cafona  di una parte degli abitanti.

Come riporta correttamente Wikipedia, la pellicola  ha ricevuto un’accoglienza differente in Italia e all’estero. Oltreconfine i commenti sono stati perlopiù entusiasti, spingendo Sorrentino  fino al Golden Globe e alla candidatura nella cinquina per il miglior film straniero agli Oscar. In patria, i  giudizi dei critici sono stati più freddi e variegati. Molti insistono sul fatto che l’opera  non sarebbe all’altezza del Fellini de La dolce vita.

Dal mio punto di vista, sto con gli americani. Il film a me è piaciuto. Il personaggio di Toni Servillo è affascinante, non originalissimo, ma recitato bene dall’attore casertano, che si conferma probabilmente il migliore in Italia. Ma tutto il cast ha fatto un buon lavoro.

A Carlo Verdone tocca il personaggio dello sfigato, illuso e innamorato. Un ruolo diverso da quelli a cui ci ha abituato:  lui che solitamente riesce sempre a sorridere, nonostante tutto e seppur con amarezza, questa volta recita una parte quasi tragica.

E’ chiaro – lo dico da non esperto, uno che non è in grado di cogliere tutte le  eventuali citazioni e rimandi di un film –  il riferimento alla Dolce Vita, adattato ai tempi moderni. Non mi sembra un limite, però,  e non mi sembra nemmeno che il regista voglia tentare paragoni.

Quello che  mi ha colpito più di tutto nel film sono invece le scene e la fotografia. Andate a vederlo al cinema, se potete: Roma è un tripudio di colori, di immagini spettacolari, di albe e di tramonti.

Le chiese, i ponti, le terrazze, le strade: tutto è ripreso con un’abilità tecnica fuori dal comune. Il direttore della fotografia ha fatto un lavoro eccezionale. Una gioia per gli occhi, da chiedermi ogni cinque minuti cosa mi trattenga dal trasferirmi nell’Urbe.

Sorrentino ha una mano fatata, un tocco veramente sublime nel riprendere la capitale. Si, i dialoghi sono piacevoli, non manca la denuncia al malcostume di certi prelati (più esperti di cucina che di cose spirituali): ma La grande bellezza è proprio quel che dice il titolo, incentrato sul bello.

Ci voleva questa versione moderna della Dolce vita. Un film del genere non avrebbe avuto alcun senso girato altrove; e, aggiungo, non avrebbe avuto molto senso girato in bianco e nero. Se il cinema non deve essere solo riflessione, ma anche intrattenimento, se lo scopo è quello di distrarsi per due ore dalla vita quotidiana, questo è sicuramente un film da non perdere.

Non so se sia abbastanza per vincere una statuetta. Ma è di sicuro abbastanza per staccare il biglietto.

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2 risposte a "Perché vedere “La grande Bellezza”"

  1. Carcarlo ha detto:

    “Una gioia per gli occhi, da chiedermi ogni cinque minuti cosa mi trattenga dal trasferirmi nell’Urbe.”…forse il costo di un monolocale in affitto all’interno del GRA!

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