Quando un hashtag si trasforma in un disastro. Alla polizia di New York hanno pensato bene di invitare i cittadini a condividere su Twitter le immagini più significative del proprio rapporto con gli agenti. L’intento era evidenziare il legame tra il corpo e la città: non è andata così. Come racconta questo articolo di VICE, l’hashtag #myNYPD ha catalizzato una gran quantità di scatti. Moltissimi però riguardavano comportamenti discutibili delle forze dell’ordine in occasione di manifestazioni. E l’operazione è diventata un clamoroso autogol.
Questo é esattamente il motivo per cui molte aziende hanno paura a promuoversi sui social: la facilità con cui qualsiasi iniziativa, soprattutto quella degli hashtag, può ritorcersi contro il suo promotore.
A mio giudizio un’ azienda può permettersi di correre un simile rischio solo quando é certa di avere un’ alta percentuale di clienti soddisfatti.
Talvolta non solo le aziende, ma anche i privati dimostrano di gestire i social con un’ ingenuità e un pressapochismo davvero sconcertanti. Ad esempio, quando era candidato alle politiche Mario Monti sbarcò su Twitter, e delegò la gestione del suo profilo ad un ghost writer. Il guaio é che questo ghost writer scriveva con un linguaggio da adolescente (emoticon, espressioni gergali come WOW!, eccetera), e quindi era chiaro come il sole che quei tweets non erano opera del professor Monti. Se proprio devi farti scrivere i cinguettii da un altro, quantomeno accertati che sappia spacciarti per te in modo credibile.
perfettamente d’accordo con te, Wayne, hai centrato la questione. sinceramente mi ero perso la vicenda del profilo Twitter di Monti, grazie di averla segnalata!
Grazie a te per la risposta! : )
Errata corrige: spacciarsi