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#myNYPD: l’hashtag che imbarazza la polizia

Quando un hashtag si trasforma in un disastro. Alla polizia di New York hanno pensato bene di invitare i cittadini a condividere su Twitter le immagini più significative del proprio rapporto con gli agenti. L’intento era evidenziare il legame tra il corpo e la città: non è andata così. Come racconta questo articolo di VICE, l’hashtag #myNYPD ha catalizzato una gran quantità di scatti. Moltissimi però riguardavano comportamenti discutibili delle forze dell’ordine in occasione di manifestazioni. E l’operazione è diventata un clamoroso autogol.

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4 risposte a "#myNYPD: l’hashtag che imbarazza la polizia"

  1. Questo é esattamente il motivo per cui molte aziende hanno paura a promuoversi sui social: la facilità con cui qualsiasi iniziativa, soprattutto quella degli hashtag, può ritorcersi contro il suo promotore.
    A mio giudizio un’ azienda può permettersi di correre un simile rischio solo quando é certa di avere un’ alta percentuale di clienti soddisfatti.
    Talvolta non solo le aziende, ma anche i privati dimostrano di gestire i social con un’ ingenuità e un pressapochismo davvero sconcertanti. Ad esempio, quando era candidato alle politiche Mario Monti sbarcò su Twitter, e delegò la gestione del suo profilo ad un ghost writer. Il guaio é che questo ghost writer scriveva con un linguaggio da adolescente (emoticon, espressioni gergali come WOW!, eccetera), e quindi era chiaro come il sole che quei tweets non erano opera del professor Monti. Se proprio devi farti scrivere i cinguettii da un altro, quantomeno accertati che sappia spacciarti per te in modo credibile.

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