Dopo le Olimpiadi invernali senza montagna (e pure senza la neve: la coltre bianca è sempre più rara sulle Alpi, ma questo è un altro discorso), dopo la Ocean week senza il mare, la città del marketing perenne si inventa la Milano Longevity Week. A me la presentazione pare delirante. Riporto testualmente quanto appare sul sito, a partire dalla domanda iniziale, di una banalità che sconfina nell’incoscienza.
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Cito. “Si può ed è giusto rincorrere l’eterna giovinezza e prolungare le aspettative di vita? La ricerca scientifica più all’avanguardia risponde di sì. È una vera e propria rivoluzione nell’approccio all’invecchiamento, di cui Milano si fa portavoce con un summit di diversi giorni, un grande incontro scientifico internazionale policentrico, a carattere divulgativo e aperto al grande pubblico, agli operatori, agli studenti, che coinvolgerà le più importanti Istituzioni della città, sui temi “caldi” del momento, a livello di ricerca e di investimenti: l’invecchiamento sano (Healthy Aging) e il prolungamento della vita (Longevity).
Sessanta scienziati tra i più noti ed accreditati, vere e proprie star in questo settore, sveleranno le frontiere più avanzate della ricerca nel rallentamento del processo biologico dell’invecchiamento.
Il cambiamento demografico esige un approccio olistico, fondato su nuovi paradigmi sociali nel campo della politica assistenziale, dell’economia, del mondo del lavoro e dell’organizzazione delle città, ed anche una vera presa di coscienza politica e amministrativa. In quest’ottica il Summit ospiterà tavole rotonde con la partecipazione di demografi, investitori, imprenditori di startup e sindaci di alcune delle città che stanno già sperimentando nuovi modelli di organizzazione sociale ispirata ad una diversa composizione demografica.
Il Milan Longevity Summit si pone l’obiettivo di valorizzare Milano come centro scientifico all’avanguardia a livello internazionale e di produrre un documento in dieci punti, il Milan Longevity Program, per aiutare i legislatori, gli operatori del settore e il pubblico tutto a migliorare lo stile di vita della popolazione e contribuire ad una vecchiaia sana, attiva ed efficiente“.
Ora, l’allungamento della vita media (nei paesi del global north, cioè quelli i ricchi) è una realtà. Ma francamente è un problema grosso, e c’è poco da stare allegri. Nel longevity summit allo zafferano troviamo la solita accozzaglia di luoghi comuni, fondazioni e aziende, demografi e investitori (non è un errore: demografi accanto a investitori) senza arrivare a una chiara definizione della questione. Il risultato di questi 13 (tredici!) giorni di eventi sarà la solita dichiarazione inutile in dieci punti: la “Carta di Milano della longevità”, tento un titolo a naso. Nulla di più, e ci sarebbe molto da dire.
Quello che in questa visione da anni azzurri non sta scritto è che siamo in troppi; dovremo lavorare tutti fino a oltre 70 anni perché le patologie croniche pesano sul sistema sanitario e quindi su welfare; le pensioni pubbliche saranno sempre più basse, e quelle private non potranno permettersele quelli che guadagnano 900 euro; con la mobilità e flessibilità del lavoro, gli anziani con figli resteranno sempre più privi di appoggi e finiranno l’esistenza in struttura; ma molti non avranno prole (siamo al limite della denatalità) e finiranno anch’essi in struttura.
Quello che non viene detto è che la “silver economy” è una delle nuove frontiere del marketing: si vende agli anziani, dato che ci si è accorti che sono consumatori molto più a lungo di un tempo, e conviene tenerli attivi e curarseli.
Ma c’è un’altra questione, su cui forse davvero il sindaco di Palazzo Marino (quello vero pare sia un immobiliarista molto noto in città) dovrebbe insistere. Il lavoro ai cinquantenni che l’hanno perso. Perché hai voglia arrivare a 70 se quando ti licenziano a 50 non ti vuole più nessuno, e magari hai pure un figlio.
Ecco, degli Stati Generali per il lavoro ai cinquantenni, caro sindaco Sala, sarebbero utili e apprezzati. Il “modello Milano” potrebbe (dovrebbe?) diventare questo. E allora avrà finalmente legato il suo nome a qualcosa di utile.