Ancora Brexit, questa volta in chiave italiana. Milano potrebbe avvantaggiarsi dell’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna. Tra le agenzie che nel capoluogo lombardo potrebbero trovare collocazione ideale ci sono l’EBA (European Banking Agency, che regola il settore bancario) e l’EMA (European Medicines Agency, che si occupa dei farmaci). Due giganti. Ecco perché l’Italia questa volta può farcela. L’articolo qui sotto è stato pubblicato su TiSOStengo e si trova in originale a questo link.
L’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco, presto potrebbe spostarsi da Londra. Per trovare casa in Italia? Si tratta, per il momento, solo di una proposta presentata dal presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi. Qualche riflessione, però, è d’obbligo, visto il voto anti-Europa del Regno Unito che rende difficile immaginare una permanenza dell’authority nella capitale inglese.
“A nostro favore giocano importanti fattori – spiega Scaccabarozzi in una nota – L’industria farmaceuticamade in Italy è ormai una realtà 4.0 di primo piano in Europa. Seconda per produzione a un’incollatura dalla Germania, ma prima per valore pro-capite. Con un export da record che supera il 70% della produzione, un’occupazione qualificata in ripresa (+6.000 addetti nel 2015) e investimenti in crescita (+15% negli ultimi due anni). E a un passo dal diventare un hub europeo per la ricerca, anche clinica, con investimenti di 1,4 miliardi (700 milioni solo in studi clinici)”. Le stime della Camera di Commercio di Milano basate su dati Istat confermano: l’export farmaceutico del capoluogo è in crescita del 21,4% (comparazione tra il primo trimestre 2015 e il primo trimestre 2016): numeri che rendono credibile l’ipotesi di un trasferimento all’ombra della Madonnina.
Ma non è tutto. “L’Italia può contare – continua Scaccabarozzi – su un’Agenzia del farmaco (Aifa) riconosciuta a livello internazionale come modello di best practice per l’innovatività delle modalità di accesso ai farmaci. Un modello a cui guardano molti Paesi e che andrebbe reso ancora più efficiente”.
SOSTEGNO TRASVERSALE – Chi nella Brexit vede innanzitutto un’opportunità ha raccolto la sfida. La proposta ha riscosso plauso trasversale dal Pd fino alla Lega, segno che l’entusiasmo di occupare lo slot prevedibilmente lasciato vuoto da Londra non conosce colore. Parere favorevole ha espresso il responsabile salute del PD Federico Gelli, parere favorevole ha espresso anche il governatore della Lombardia, il lumbard Roberto Maroni.
Quest’ultimo ha corroborato la candidatura annunciando l’intenzione di costituire un fondo da 50 milioni di euro per spingere i ricercatori italiani scappati all’estero a rimpatriare. Non è chiaro come il politico intenda conciliare le posizioni anti-europee delle camicie verdi con l’ambiziosissima candidatura per il capoluogo; ma l’idea sembra buona.
IL LUOGO IDEALE – Milano, del resto, parte bene. La città è pronta a mettere sul piatto l’area Expo, ora ribattezzata Human Technopole: un complesso da un milione di metri quadri su cui insiste un piano del Governo con prospettive ad ampio raggio, e su cui si insedieranno colossi come l’IBM (con il progetto Watson Health) e Nokia. Si tratta, con tutta probabilità, dell’area più ricca di infrastrutture d’Europa, proprio perchè pensata in vista dell’Esposizione Universale del 2015: aeroporti e autostrade vicini, strutture alberghiere e ricettive di qualità nei paraggi e Fiera Milano a far da corollario. Senza contare la stazione ferroviaria e la metropolitana in loco. Insomma: il luogo ideale per il viavai che caratterizza le organizzazioni internazionali.
Qualcuno (in primis Renzi, che ne ha parlato a Bruxelles, e il neosindaco Giuseppe Sala ) si è spinto oltre, fino a immaginare una sorta di zona franca per attirare le imprese: un’area a regime fiscale speciale come ne esistono altre in Italia (Livigno, ad esempio) e nel mondo (la Polonia ne conta ben 14, ma ce ne sono anche in Francia, Germania, Danimarca, Cina, tra gli altri paesi). Idea eccellente: per realizzarla occorre, però, il nulla osta dell’Unione Europea, che non dovrebbe ravvisare nel progetto gli estremi dell’ “aiuto di Stato”, vietato dalle norme comunitarie.
CANDIDATURE – Milano è in lizza anche per un’altra agenzia di peso: si tratta dell’ EBA (European Banking Autorithy), organismo che dal 2011 fissa le regole del sistema bancario nel Vecchio Continente. A favore del capoluogo lombardo gioca un fattore politico non da poco: Francoforte è già sede della BCE e dell’EIOSPA (l’Autorità europea sulle assicurazioni), Parigi dell’ESMA (una sorta di Consob europea) e Madrid dello IOSCO (che raccoglie le autorità di vigilanza sui mercati finanziari): all’Italia manca un’assegnazione di peso.
Nel caso la politica possa scegliere, non c’è dubbio che cercherebbe di portare in Lombardia il cuore della finanza continentale: troppe implicazioni economiche e di prestigio. Ma in realtà, più che sul tavolo delle Borse, l’Italia ha buone carte da spendere nel settore farmaceutico. E non è escluso che Roma si decida a giocare la partita più “facile”, per portarla a casa senza problemi.
La decisione sulla strategia da seguire spetterà a Palazzo Chigi, che dovrà intessere il lavoro diplomatico su cui costruire la candidatura. Il fatto che a capo dell’EMA ci sia l’italiano Guido Rasi potrebbe senza dubbio aiutare, così come il fatto che il sindaco meneghino sia un manager dotato di ampia visione internazionale e ottime entrature nei palazzi europei comeSala. Sempre che la Gran Bretagna non decida di restare nella UE, magari usando il referendum come grimaldello per spuntare condizioni insperate.