Segnalo la gallery di un fotografo londinese, @babycakesromero. Il tema e’ fine della conversazione all’epoca degli smartphone. Insostituibili compagni di avventura dell’uomo moderno, multiformi strumenti figli degli anni Dieci, questi aggeggi possiedono un lato oscuro: quello di prosciugare ogni energia per le relazioni interpersonali. Quelle in cui ci si mette la faccia, per intenderci. Inutile fare i moralisti. Ci siamo dentro tutti, a partire da chi scrive.
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La velocità che uccide chi non è pronto
“Diffidate delle persone che sorridono sempre: a volte non hanno semplicemente altra scelta”.
Con queste parole si chiude la lettera di Pietro, 19enne milanese, che ha gettato la fidanzata dal settimo piano prima di lanciarsi nel vuoto.Pare avesse qualche problema di depressione, e che non si trattasse del primo tentativo di suicidio.
Una missiva scritta a mano, in stampatello, con le abbreviazioni tipiche degli adolescenti; una scrittura nervosa, storta, come quella di chi sta maneggiando un argomento troppo grande per lui; un epilogo lucido e metropolitanamente tragico per una storia d’amore finita.
Quanta solitudine dietro ai social network
Sulla bacheca di un amico ho trovato questo video, che vi consiglio di guardare. Normalmente, quando leggo “devi assolutamente vederlo” evito anche solo di lasciarmi incuriosire, ma ho deciso di fare un’eccezione, considerata la persona che l’aveva pubblicato.
Il video (che è in inglese) spiega quanto gli strumenti social di cui disponiamo, bel lontano dal migliorarci la vita, spesso ci rendano più isolati di prima.
Migliaia di contatti su Facebook possono non tradursi in un solo amico.