economia, politica

È giusto che i manager pubblici siano pagati poco?

Non mi appassiona la vicenda dello stipendio di Tridico. Scandaloso trovo, anzi, il fatto che il presidente di un istituto (l’INPS) che è il primo centro di spesa italiano guadagnasse molto, molto meno rispetto ai dirigenti di prima fascia delle amministrazioni pubbliche. Chi può lamentarsi che i migliori restino nel privato se li paghiamo poco? E che il pubblico non funzioni? La retroattività mi sembra inopportuna, chiaramente, e lo sarebbe anche se dalle verifiche ne emergesse la correttezza dal punto di vista tecnico.

Ma, come spesso accade, si sta strumentalizzando una vicenda su cui sarebbe opportuno, invece, discutere in maniera aperta e schietta, da paese moderno. Perché il tema è lo stesso del taglio allo stipendio dei parlamentari: se vogliamo che a scrivere le leggi della Repubblica (o meglio, a votarle) siano persone preparate, va dato atto che la competenza costruita in anni di studio e di professione va ricompensata. E non facciamone una questione di spirito di servizio: a nessuno piace rinunciare ai quattrini. Detto, per inciso, da un giornalista freelance di sinistra.

Ma il punto, per gli scontenti e pure per la sinistra, è proprio questo: con l’invidia sociale si passano le serate al bar, ma si resta poveri. Meglio offrire a chi ha voglia di rimboccarsi le maniche una strada chiara da seguire per migliorare la propria condizione: la ragionevole certezza che l’impegno sarà ricompensato. E che certe nomine non siano solo, come appare spesso ora, un terno al lotto, questione di fortuna.

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