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Sparire dal web: Google e il diritto all’oblio

Fino a pochi anni fa, quando l’informazione era  solo cartacea, televisiva o radiofonica, ci pensava il tempo a sfumare i ricordi. Oggi le cose sono cambiate: tutto passa per la rete e le possibilità di archiviazione sono praticamente infinite. Sul web resta traccia di tutto.

Si chiama diritto all’oblio, e in sostanza significa poter  richiedere la rimozione  dal web dei contenuti che vi riguardano se ritenuti non aggiornati, non pertinenti o lesivi della dignità. Se ne è parlato in un recente convegno a Roma, alla presenza dei massimi vertici di Google, il motore di ricerca più noto del mondo. Non è un mistero che per molti si tratti ormai ormai della vera porta d’accesso al web. Il colosso di Mountain View è parso interessato alla questione, che sta cominciando a proporsi con insistenza nel dibattito pubblico.

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Quanta solitudine dietro ai social network

Sulla bacheca di un amico ho trovato questo video, che vi consiglio di guardare. Normalmente, quando leggo “devi assolutamente vederlo” evito anche solo di lasciarmi incuriosire, ma ho deciso di fare un’eccezione, considerata la persona che l’aveva pubblicato.

Il video (che è in inglese) spiega quanto gli strumenti social di cui disponiamo, bel lontano dal migliorarci la vita, spesso ci rendano più isolati di prima.
Migliaia di contatti su Facebook possono non tradursi in un solo amico.

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Lady Wikipedia: “I giovani? Non sanno usare Internet”

Primo maggio, festa dei lavoratori. Per rispetto nei confronti della tradizione,  ma anche  per la stanchezza post-trasferta a Roma dei giorni scorsi, ripubblico (con un leggero editing) una mia intervista uscita su Monza Today nel 2013. Protagonista Frieda Brioschi,  per quasi un decennio presidente di Wikimedia Italia. Grandissima esperta di web, nel corso del colloquio mi ha offerto il suo punto di vista su Internet e le possibilità ancora da esplorare. Sfatando un mito.  Secondo Frieda, chi ha qualche anno in più sa usare questo medium meglio dei giovani. Una prospettiva interessante da parte di una persona che la Rete “l’ha fatta”, letteralmente. Buona lettura. 

Milanese di nascita, brianzola di sangue: Frieda Brioschi tradisce le origini nel cognome. Sveglia, intelligente, pensa veloce ed è sempre un passo avanti. Nel 2003 comincia ad usare Wikipedia da semplice utente,  nel 2005 con alcuni amici fonda Wikimedia Italia, diventandone presidente. Per capirci: quando non sapete qualcosa, è a lei che vi rivolgete nove volte su dieci.

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#myNYPD: l’hashtag che imbarazza la polizia

Quando un hashtag si trasforma in un disastro. Alla polizia di New York hanno pensato bene di invitare i cittadini a condividere su Twitter le immagini più significative del proprio rapporto con gli agenti. L’intento era evidenziare il legame tra il corpo e la città: non è andata così. Come racconta questo articolo di VICE, l’hashtag #myNYPD ha catalizzato una gran quantità di scatti. Moltissimi però riguardavano comportamenti discutibili delle forze dell’ordine in occasione di manifestazioni. E l’operazione è diventata un clamoroso autogol.

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Tre mesi senza news online? Fatto

Quanto è affidabile ciò che si legge su Internet?  Poco, ormai è quasi un luogo comune.

Vi dico subito che lo spunto per questo post è nato da un piccolo esperimento che ho fatto nei mesi scorsi, per la verità abbastanza casualmente. In preda a una vera e propria crisi di rigetto da web, ho abbandonato le news online. All’inizio non è stato un fatto voluto, ma strada facendo ci ho preso gusto e ho cercato di allontanarmi quel tanto che mi consentisse di avere un punto di vista un po’ più distaccato. L’esperimento è durato tre mesi in tutto, e la conclusione si può riassumere così: la qualità, su Internet, non paga. Letteralmente. Vediamo perché.

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Come distruggersi la reputazione online

Siamo in una civiltà molto più integrata, digitalmente parlando, di quello che ci piaccia pensare.

Chi per mestiere lavora anche lontanamente sul web non può permettersi di non conoscerne le dinamiche, o come direbbero i manuali, di non controllare le voci che lo riguardano nelle SERP di Google. Ma anche chi si occupa di altro dovrebbe stare attento a quello che pubblica. Blog, profili Facebook, account Twitter, Pinterest, Google Plus: qualunque  azione eseguita in Rete può vivere in eterno, e bisogna tenerne conto.

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Connettività o malaria?

“Cos’ è più importante, la connettività o il vaccino per la malaria? Se pensate che la chiave sia la connettività, fantastico. Io non sono d’accordo”. Lo ha detto Bill Gates in un’intervista al Financial Times.

Il fondatore di Microsoft ha risposto a  Mark Zuckerberg,  ceo di Facebook, che si sta chiedendo se la possibilità di connettersi alla rete faccia parte dei diritti dell’uomo.

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